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atto primo | 205 |
dotata di molte peregrine virtú, di casa Della Porta; ma povera per essernole state tolte le robbe per caggion de rubellione, ché Eufranone, il padre, avea seguite le parti del principe de Salerno.
Simbolo. Se state cosí invaghito di costei, perché trattar matrimonio con la figlia del conte de Tricarico e ci avete posto Don Flaminio vostro fratello per mezano?
Don Ignazio. Quando piace a’ medici che non calino i cattivi umori ne’ luoghi offesi, ordinano certi riversivi: io per ingannar mio fratello, ché non s’imagini che ami costei, lo fo trattar matrimonio con la figlia del conte.
Simbolo. Ben, che avete deliberato di fare?
Don Ignazio. Per dar fine alle tante volte desiato e non mai conseguito desiderio, tôrla per moglie.
Simbolo. Avetici molto ben pensato prima?
Don Ignazio. E possedendo lei non sarò un terreno iddio?
Simbolo. Avertite che chi si dispone tôr moglie, camina per la strada del pentimento: pensatici bene.
Don Ignazio. Ci ho tanto pensato ch’il pensiero pensando s’è stancato nell’istesso pensiero.
Simbolo. Che sapete se vostro fratello se ne contenta, o vostro zio che vi vol maritar con una figlia de grandi de Ispagna? Poi, povera e senza dote! Si sdegnará con voi e forsi vi privará di quella parte di ereditá ch’avea designato lasciarvi: perché gli errori che si fanno ne’ matrimoni, dove importa l’onor di tutta la famiglia, si tirano gli odii dietro di tutto il parentado e principalmente de’ fratelli e de’ zii.
Don Ignazio. Purché abbia costei per moglie, perda l’amor del fratello, del zio, la robba e ogni cosa, fin alla vita. Che mi curo io di robba? son altro che miserabili beni di fortuna? L’onestá e gli onorati costumi son i fregi dell’anima; ricchezze ne ho tante che bastano per me e per lei. Or non potrebbe essere che, trattenendomi, don Flaminio mi prevenisse e se la togliesse per moglie, ed io poi per disperato m’avesse ad uccidere con le mie mani? Ho cosí deliberato; e le cose deliberate si denno subbito esseguire.
Simbolo. Ecco don Flaminio vostro fratello.