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8 | l’olimpia |
Anasira. Se non fussi stata la prima a pregarti che lo dicessi, m’aresti pagata che t’ascoltassi, che poco anzi per aver carestia di chi t’ascoltasse, l’andavi raccontando a questa piazza.
Balia. Chi ha gran voglia di udire ha gran voglia di ridire, e questa è cosa d’importanza piú che non pensi.
Anasira. Teh! ti sei fidata di me delle cose dell’onor tuo — ché ben sai che facesti in casa mia quando eri giovane, — e or tieni tanto secrete le cose altrui.
Balia. E se tu m’hai narrate le tue vergogne, come posso sperare che tacci l’altrui? Noi femine siamo troppo novelliere e larghe di natura al parlare; e fra tante meraviglie che s’odono, mai s’udi che una femina nascesse muta.
Anasira. Or poiché è vizio di natura e siamo pur note a tutti, non ci vituperiamo noi stesse. Però comincia, su.
Balia. A te non posso dir di no: però ti priego che non ne facci parola con persona. Olimpia s’è fidata di me e non ci è altro che lo sappi, e ogni cosuccia che si scoprisse estimarebbe subito che fosse uscita da me. Taci e ascolta.
Anasira. Taccio e ascolto.
Balia. Sai bene come i mesi adietro Olimpia dimorò in Salerno in casa di Beatrice sua zia un certo tempo. Quivi vedendola a caso un gentiluomo chiamato Lampridio, ch’era venuto di Roma per studiare, s’accese dell’amor suo ardentissimamente; e non mancando di servirla e scoprirle il suo fuoco, Olimpia cominciò a vederlo assai volentieri e rendergli il contracambio; e confacendosi i costumi dell’una e dell’altro, si innamoraro sí fattamente che non fu mai inteso al mondo il piú ardente amor di questo: non amor no, ma rabbia. S’han dato la fede di nascosto d’esser marito e moglie; e non altro che la commoditá manca a dar fine agli affanni loro. E di questo amore Mastica, il servitore di casa, era il mezzano, che Lampridio l’avea corrotto con dargli benissimo da masticare. ...
Anasira. Questo deve essere il suo primo amore: però è cosí furioso.
Balia. ...Sennia intanto, la madre d’Olimpia, trattò matrimonio col capitan Trasilogo nostro vicino; e come quello che