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182 | la cintia |
sapete che vi sia pena capitale; e se quella ci manca, farcela con le man nostre, cioè darli cinquanta pugnalate nel core.
Arreotimo. Se mio figlio avesse fatto l’ingiuria che voi dite, meritarebbe il gastigo giá detto?
Sinesio. Non ho detto la metá di quello che meritarebbe.
Arreotimo. E dite da vero?
Sinesio. Non beffeggio; ché dico da senno, né mi par tempo da scherzi questo.
Arreotimo. E se vostro figlio avesse usato l’istesso atto a mia figlia, lo giudicareste voi cosí crudelmente?
Sinesio. Il somigliante io farei verso mio figlio, e forse piú crudelmente, avendo avuto ardir di oltraggiar un amico come tu mi sei.
Arreotimo. Cosí faresti?
Sinesio. Cosí farei.
Arreotimo. E ne giuraresti?
Sinesio. E ne giurarei.
Arreotimo. Or per questa giustizia, avendola voi commendata di vostra bocca e giurato che cosí fareste, diamo Erasto vostro figlio in poter della giustizia, o che gli diamo cinquanta pugnalate nel cuore, e se vi è, un castigo piú severo di questo; e se voi non fate far la giustizia che m’avete promessa, provederò io per quella via che miglior mi parerá.
Sinesio. Che cosa t’odo io dire?
Arreotimo. Il fatto va tutto al contrario di quel che pensate: ché Cintio non ha tolto l’onore a Lidia, ma Erasto l’ha tolto a mia figliuola, l’ha impregnata ed è quasi vicina al parto.
Sinesio. Che figlia aveste voi mai? voi mi burlate.
Arreotimo. Ho una figlia femina, e non vi burlo.
Sinesio. Di grazia, disvelatemi il negozio che lo capisca.
Arreotimo. Sappiate che Cintio mio è femina e no maschio.
Sinesio. Perché lo facevate andare cosí da uomo?
Arreotimo. Non l’ho saputo infino ad oggi, ché Ersilia mia moglie me lo nascose, come l’intenderete piú distesamente; e conoscendo io vostro figlio cosí virtuoso e onorato, gli ordinai che non trattasse con altri che con lui. L’etá e la natura han