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ATTO I.
SCENA I.
Balia, Anasira comare.
Balia. Sempre ch’io ben considero gli andamenti di questa vita mi par proprio di vedere una comedia, che n’ho viste recitar molte a’ giorni miei. Le cose riescono al contrario di quel che pensiamo: chi piú crede sapere manco sa, tal si crede avere una cosa in mano ch’altri poi gli la toglie, e si sta sempre in continuo travaglio.
Anasira. Buon dí, balia.
Balia. O comare Anasira, mille buon anni, tu sei qui?
Anasira. Mi vedi e mi domandi si ci sono. Che cosa dicevi di comedia? è forse alcuna che si recita questa sera nelle nozze di quella tua bellissima figliana che fa ragionar tutta questa cittá della sua bellezza?
Balia. Dio voglia che non ci sia altro che pianto!
Anasira. Che cosa mi dici? e come sta Olimpia?
Balia. Eh! come sta la sfortunata giovane? non ci è piú segno di quella sua bellezza. Se la vedessi non la conosceresti: par un’altra, tanto è trasfigurata. Sta di sorte che s’avessi pensato vederla in questa sciagura, me l’arei affogata a lato quando era bambina.
Anasira. Balia, narrami alcuna cosa, che ben sai che non hai comare né amica piú cara di me.
Balia. È vero; ma a te non tocca di saperlo.
Anasira. Donde ti è nata tanta secretezza?
Balia. Donde a te tanta curiositá.