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che bisogna per onor mio manifestar a tutti che sia maschio. Con questo mi torrò dinanzi lui, il capitano e tanti che me la cercano. Ma eccolo venir fuori). Or sí che arai toccato con mano la veritá.

Erasto. Pedofilo caro, io non ho faccia con che possa mirarvi né da comparir piú mai per questa strada: mi fuggirò da Napoli. Vi priego caldamente a perdonarmi, ché, essendo stato ingannato io, cercava ingannar voi: io era cosí perfidioso perché mi pensava che dicessi la veritá. Ma forse alcuno me la pagherá.

Pedofilo. Poiché sète sodisfatto, ite in buon’ora.

SCENA V.

Erasto solo.

Erasto. O meraviglia delle meraviglie, o Dio, che ho visto e tócco con le mie mani? ed è possibile che sia stato tanti anni e tanti mesi in cosí fatta cecitá e abisso di ombre, d’imagini, di larve e d’incantamenti? son fuor di me stesso o sono in un altro mondo? Ed è possibile che abbi amato una donna e tante volte giaciuto seco e resala gravida di me, e or trovo che sia mutata in altro sesso? Ahi, Cintio Cintio, questa è l’amicizia cosí cara e cosí stretta che hai tu finta tanti anni meco, per tradirmi sotto quella e venir meco a cosí sconci modi? O mondo traditore, e di chi debbo fidarmi? Per giacer tu con mia sorella, farmi dormire con una puttana vecchia! Ma perché dico «puttana vecchia», se le mie mani mai non toccorono carni piú morbide e delicate e un corpo piú sodo e ben formato? se mai non intesi parole piú ben formate e accorte? né costumi vidi piú nobili e piú onorate maniere, né spirito piú vivace e divino? Io non penso che sia stata donna, ma qualche corpo aereo formato per incantamenti d’un demonio, o per dir meglio d’un angelo in donna trasformato. Ma poiché la prima volta che ho veramente parlato con Amasia e conosciuto in lei costumi poco rispettevoli e modi troppo sdegnosi e creanza piú tosto d’un