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4 | l’olimpia |
né sa di quel mele di Atene o di Roma, iscusatela, ché a tutti non è lecito di andare a Corinto. Porta una toga insino a’ piedi, e giuro che sotto il grave della toga ricopre molte bellezze, che se ben non è isconcia nella faccia, è molto buona robba sotto i panni; è ancora piena d’onesti costumi e lontana da viziose azioni, onde non è men bella nella bellezza che buona nella bontá; e giovanetta, come una rosa spunta fuor della buccia; e tutta artificiosa, perché non ha veruno artificio. Il piú bello ornamento ch’abbia è che va senza ornamento alcuno: par che piaccia a se stessa piú cosí schietta come nacque, che con tutti i belletti che si pongono le donne altrui. Se qualche gioia le pende dal collo o qualche perla dalle orecchie e vi dispiacessero, toglietele via, ché non resterá men riguardevole la sua bellezza; se pur i specchi ch’ella suol straccare specchiandovisi dentro, che le han venduti certi maestri d’Africa e di Umbria, non le mostrano qualche isconcia macchia per neo. Se per avventura i capelli fussero scarmigliati over alcuno uscisse fuor dell’ordine delle trecce, o qualche festuca le fusse rimasta attaccata alla gonna, che per trascuraggine di chi l’ha spazzata la veste vi fusse restata, non per questo biasmate lei. Se fusse un poco vana o lascivetta, iscusatela, ché il bello e il buono non pottero mai imparentarsi insieme; ché se privaste una donna di tutte le vanitá, forse non vi restarebbe cosa veruna: non sarebbe piú donna. Io ve la do in preda: toglietevela con le man vostre, menatevela dove vi piace. E se pur biasmando lei la morderete, mordetela con discrezione, di modo che non appaiano nel volto o nel petto i segni delle piaghe e le lividure di denti cagneschi. E quando pur siate deliberati torle l’onor suo e borbottando dirne male senza risparmio alcuno e sfreggiarle il volto d’ingrata riconoscenza, fatele questo uffizio dinanzi, che rispondendo ella parimente se ne possa aiutare: ché se il dir male dietro le spalle fu sempre biasmevole, considerate quanto sia vituperoso ad una donna. Ma io non vo’ tanto vantarla che voglia far parer d’una mosca un elefante e che di una giovane piccina, anzi uno aborto, voglia mostrarvi una gigantessa. Perché veggio fuor la sua balia, vi sodisfará meglio ella con la sua presenza che non farei io a dipingerlavi con le parole. A dio.