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atto primo | 117 |
Lidia. O infelice mio stato, che non posso arrivar chi voglio e corro dietro a chi mi fugge!
Amasio. L’ostinazione ha cosí indurito il suo cuore contro voi, come avete indurito il cuor vostro contro gli altri.
Lidia. Amasia mia, voi usate contro me le mie ragioni e mi ferite con quelle armi con che ferisco altri.
Amasio. Lidia mia, fate conto che questa sia una lite di cui è giudice Amore: quella pietá, che voi chiedete ad altri, è chiesta a voi da altri; se non date, non riceverete.
Lidia. Adopratevi prima che Cintio m’ami, ed io mi sforzerò di amar questo vostro amico.
Amasio. Fate prova d’amar prima quel mio amico, ch’io poi mi adoprarò che Cintio v’ami.
Lidia. Se non avrò presto aita mi morrò disperata, cosí è immensa la mia passione!
Amasio. L’istessa sente quel mio amico per voi.
Lidia. Ditegli che pensi in altro.
Amasio. E Cintio dice che pensiate in altro.
Lidia. Amasia, conservatrice della mia vita, Cintio è vostro amico e vicino, e volendo voi potreste aiutarmi.
Amasio. La difficultá grande mi spaventa, l’amor che vi porto è piú grande: farò ogni cosa per amor vostro, mi sforzerò far ufficio che ne restiate sodisfatta.
Lidia. Deh, non mi ponete in falsa speranza!
Amasio. Statene sicura, perché il vostro travaglio non men tiene occupato il vostro animo che il mio. Ma io farò di modo che v’ami, se vi dovessi perder la vita.
Lidia. Io non ho altro schermo contro il dolore che la vostra sofficienza e amorevolezza, e con ciò resto in vita; però vi priego per quella cosa che voi piú amate al mondo, che quando ragionarete con Cintio me lo facciate intendere, accioché con le mie orecchie ascolti la sentenza che mi condannerá a morte.
Amasio. Orsú, quando arò l’agio ve ne renderò avisata.
Lidia. Io non so altro che darvi baci in vece di preghiere, io resto piena di felici speranze; adio. Balia, falle compagnia insino a casa, ch’io son gionta, non ne ho piú bisogno.