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98 | la cintia |
nel fatto della moglie voglio ubidire a me stesso, perché io son quello che ho da vivere e morir con lei.
Mitieto. Egli non vi obliga piú ad una che ad un’altra, ma vuol che la finiate tosto, perché molti anni vi vien dietro con diverse spose, e voi attaccandole or un difetto or un altro le rifiutate tutte, come se nel mondo non si trovassero donne di voi degne.
Cintia. Come ti sforzi di persuadere a me, perché non ti sforzi di persuadere a mio padre che faccia altro pensiero?
Mitieto. Voi sapete ch’ogni padre desia vedere i nepoti, e massime chi è padre di un solo.
Cintia. Non vedrá mai mio padre, dandomi moglie, da me generar figliuoli.
Mitieto. Che sète forse ammalato? Voi sapete che son stato vostro balio, e l’affezion grande, che v’ho portata da picciol bambino, s’ha occupato il luogo della natural creazione, che mi posso dir vostro padre: se vi nascondete da me, a chi dunque nel mondo vi palesarete?
Cintia. Mitieto, quando arai intesi i miei guai, a te dispiacerá di avergli intesi e a me d’avergli raccontati: però per tôrre all’uno e all’altro questo travaglio sará meglio ch’io taccia e soffrisca.
Mitieto. Manifestate il vostro male, ché l’infirmitá conosciuta si può rimediare, ma la taciuta va sempre di male in peggio.
Cintia. Dimmi, posso fidarmi io di te?
Mitieto. Questa domanda è un’occolta maniera di notarmi d’infedeltá, poiché dubitate se debbo tacer cosa che son tenuto per debito a tacere.
Cintia. Oimè, che tremo e mi vergogno palesare il mio secreto! Sappi, Mitieto mio caro, ch’io son femina.
Mitieto. Femina? ed è possibil questo?
Cintia. Cosí non fusse mai stato!
Mitieto. O Dio, che intendo!
Cintia. Nulla ancora delle gran cose che sei per intendere.
Mitieto. Ma come son stato io cosí cieco che, avendovi tenuto in braccio tante volte e vestito e spogliato tante volte, non mai me ne sia avveduto?