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atto quinto 87

Pardo avviarsi per quella strada, dove abita il notaio, per veder il testamento. O veritá, quanto sei difficile a nascondere, o quanto facile a discoprire, che non può l’uomo tanto giú sepelirti, quanto piú tu assumi di sopra! Giá par che di ora in ora me lo veggia di sopra, con gridi, con minaccie e con ingiurie, che gli restituisca la figliuola sua e che mi tolga la mia: e il peggio sará, che bisogna che sborsi diecimila ducati per la sua dote. Conosco aver errato; ché non dovea cosí rigorosamente castigar la balia, e dovea considerar ch’era vecchia, che i vecchi per se stessi sono colerici e ritrosi. Ma ogni uomo, che spunta di lá, mi par che sia Pardo e che dica: — Dammi la mia Cleria e togliti la tua Sulpizia. Ma eccolo che viene, e alla volta mia. Idio mi aiuti.

SCENA IV.

Pardo, Orcio.

Pardo. Fermatevi, Orgio, che ho da parlarvi. ...

Orgio. (Questa ragionata non sará buona per me: che li torni la figlia).

Pardo. ... So che siamo vecchi e arrivamo agli ottanta, e abbiamo a star assai meno al mondo, che non siamo stati; anzi abbiamo il piede in staffa per partirci per l’altro mondo, dove non ci è ritorno....

Orgio. (Il prologo della predica). Questo è il peggio.

Pardo. ... E morti che siamo, abbiamo a render stretto conto delle nostre azioni a Dio, e molto piú delle restituzioni delle robbe, né si rimette il peccato se non se restituisce il rubbato. ...

Orgio. (Quando dovemo riscuotere, siamo predicatori; quando dovemo pagare, siamo diavoli).

Pardo. ... Or che siam vivi, possiam rimediare a quello che non possiamo, essendo morti. E tristi coloro che lasciano gli eredi, che restituiscano; ché, come la robba ha fatto carne e sangue con l’uomo, non si restituisce piú mai. ...

Orgio. Di grazia, venghiamo al fatto: ché giá è passata quaraesima, e mi volete far ascoltar la predica.

Pardo. Vostro fratello, di benedetta memoria...