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86 | la sorella |
mirata mai di buon occhio. O vecchio per tanti anni deluso! Ma sai tu chi ha fatto il testamento di Filogono?
Balia. È quel notaio che sta appresso la casa vostra.
Pardo. Lo conosco benissimo. Voi potrete trattenervi in casa mia, finché vi torni commodo, se non volete tornar nella vostra: e trattarete con Costanza mia moglie, che oggi è gionta da Turchia, e ragionate de’ signali, finché vada al notaio e veda il testamento di Filogono; ché ritrovandosi vero quanto dici, come so che è ben vero, ne arai tal mancia, che ne restarai sodisfatta.
Balia. Non ricerco altrimente mancia di ciò: mi gravava la conscienza sopra questo, e mi vendico di quel scostumato vecchiaccio che mi ha cosí bestialmente mal concia.
SCENA III.
Orgio solo.
Orgio. Veramente l’ira è una mala consigliera, e trasporta l’uomo a cose, che poi non se ne può piú ritirare, perché l’animo alterato è cagion di molti moti disordinati. La rabbia troppo acuta, che mi mosse cosí subito, fe’ che mi ricordasse piú tosto dell’error suo che del debito mio; perché d’una cosa, che ne potea far passaggio, ha fatto che non abbia avuto rispetto alla servitú di trent’anni, onde io medesimo son stato ministro del mio male. Ho visto la balia ragionar lunghissimamente con Pardo, e son certo che l’ará rivelato della figlia quanto è stato occulto fin ora, perché non ci era altri vivo che lo sapessi. Dogliomi del mio fratello, che d’una cosa, che volea ch’ad altri fusse occulta, non dovea farne consapevole una fantescaccia: ché le cose, che si devono tener occulte, non deve l’uomo fidarle a persona: ché, se l’uom istesso non può tener secrete le cose sue, come si spera ch’altri le voglia tener secrete? Si guardò di me, che l’era fratello, e si fidò della balia; ché non lo seppi mai, se non quando fece testamento. E ho per certo che questa cicalona ce l’ará raccontato, perché ho visto ancora