Pagina:Della Porta - Le commedie I.djvu/84

74 la sorella


Attilio. Molte cose mi vanno per la fantasia, ma una sola riuscibile: partirmi e andar disperso per il mondo.

Erotico. Dove anderete?

Attilio. Dove non è via, dove non sono genti, al sole, alla neve, alle tempeste.

Erotico. Chi vi fará compagnia?

Attilio. Sdegni, confusioni, spaventi, dolori, gemiti, suspiri e disperati pensieri.

Erotico. Che commoditá portarete per i disaggi de’ camini?

Attilio. Angoscie, amaritudini, la morte istessa.

Erotico. Di che viverete?

Attilio. Della propria morte.

Erotico. Deh, caro amico, non lasciarti cosí trasportar dal dolore! E quel legame d’amicizia, che insieme ne stringe, mi astringe che non ti lasci partire.

Attilio. A dio, caro amico. Quando ti ricorderai del mio pietoso caso, vengati pietá di me; non ho mancato dalla mia parte a far che Sulpizia fusse la tua. Trinca, resta felice, e Dio ti facci servir piú fortunato padrone di me: mi dispiace non poterti dar condegno premio de’ tuoi fideli serviggi, ché mai nacque piú degno servo di te sotto le stelle: abbi compassion di me, che non posso sodisfarti, ché, se gli oblighi restassero nell’anima dopo la morte, ti resterei obligato in eterno.

Erotico. Dimmi, caro fratello, come Cleria saprá il principio della tua partita, non sará il fin della sua vita? che sai che deliberazione ará ella fatta, e desia fartene consapevole? Onde, se non bastano i miei prieghi, per quel nome di Cleria, che ti fu sí caro un tempo, che vi fermiate per questa notte sola in casa mia. Consigliamoci fra noi, che dobbiam fare. Non è gran tempo questo che vi domando. Inviamo Trinca, intanto, in casa vostra, e sappiamo che dica o faccia Cleria, perché io ti vo’ far compagnia.

Attilio. Quel nome di Cleria, che fu prima lo spirito della mia vita, or è morte della mia vita; però, se m’amate, non me la nominate piú. Amor prima ci giunse, or crudel fortuna ci disgiunge; né ho altra speranza, che sol morte ne congionga. Io vo’ andarmene solo; ché come il mio dolore è solo e senza