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ATTO III.
SCENA I.
Pedolitro vecchio.
Pedolitro. Ringraziato sia Idio, che pur son gionto al fin del mio viaggio, che son a Nola, patria mia. O Dio, che pericoli, che strazi, che fatiche, che spese! mangiar male, ber peggio, dormir in terra, assassinato dagli osti, da ladri, da fuorusciti e da vettorini. Oh, quanto si patisce fuor di casa sua! non lo può credere, se non chi lo soffre. Veramente, gran bisogno me ne trasse fuori, riscattar un figlio unico di man di turchi. Ma niuna altra cagione me ne caverá fuori, né figli né padri né anco per me stesso. Mai parea che finisse il viaggio, sempre ne restava a far piú del fatto. Le gambe ne han patito la penitenza. Mi vedo gionto a casa — e nol posso credere, né men che sia vivo, ma che qui sia gionto lo spirito mio. Ma chi è costui che vien in qua? certo è Pardo, mio antico amico. O, ben, ché ho da trattar con lui. Signor Pardo, siate il ben trovato, non mi conoscete? Son Pedolitro vostro amico.
SCENA II.
Pardo, Pedolitro.
Pardo. Chi si potrebbe conoscere cosí vecchio? e poi vestito alla turchesca? che sète stato prigione o ammalato, che avete cosí vigliacca ciera? perdonatemi, cioè macra e scolorita.
Pedolitro. Il mal mangiare, il peggior bere e il molto patire.