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atto secondo 39


Trasimaco. ... So ch’a lei sará caro, quando saprá ch’io la ricerco.

Trinca. (Non bisogna sperarci, ch’altri la possiede prima di te).

Trasimaco. Veggio il servo della sua casa, ne dimandarò costui.

Trinca. (Fingerò non conoscerlo, per fargli piú creder quanto dico).

Trasimaco. Dimmi, galante uomo, Gulone è in casa vostra?

Trinca. Potrebbe ben essere, ché il mio padrone ha gran piacere quando dice mal d’altri.

Trasimaco. Mi sapresti dir se ragiona mai dell’eroiche virtú d’un capitano?

Trinca. Chi capitano?

Trasimaco. D’un detto il Fracasso che ritrovandosi l’altro giorno in mezo un squadron di scavezzacolli e di tagliacantoni, che lo volevano assassinare, egli scagliandosi in mezo a tutti, s’incanò talmente, che a furia di crudeli fendenti, di orrendi mandritti e di orribili stoccate, cacciandosegli innanzi, li ruppe, li fracassò e pose tutti in scompiglio. ...

Trinca. Sí, sí, d’un certo capitano che certi mascalzoni vennero per assaltarlo, ma ch’egli si salvò con una bella ritirata.

Trasimaco. ... Ed una notte, incontrandosi con birri che gli voleano tor l’armi, minuzzò il capitano con tutta la birraria.

Trinca. Mi ricordo che disse, che s’incontrò una notte con un bastone, che gli assettò molto bene il giubbone adosso.

Trasimaco. Dico di certe sue virtú illustri.

Trinca. Sí, sí, ch’era un gran musico...

Trasimaco. Come musico?

Trinca. ... che cantaria molto ben la Girormetta su la striglia, che l’avea cantata tutto il tempo della sua vita.

Trasimaco. Non sará quel capitano che dico io.

Trinca. Un certo capitan Sconquasso o Fracasso o Babuasso, che s’avea posto questi nomi per spaventar le genti; che porta certi mustacci ingrifati e i peli della barba rabbuffati, con una ciera torta; e che parla con certi paroloni.