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atto secondo | 29 |
Gulone. Io non ho amici altro che il principe della Trippalda, che è il maggior amico che abbi: la trippa vacua è il maggior nemico.
Trasimaco. Ed è possibil che tu non vogli ragionar se non di mangiare?
Gulone. E tu di donne e di amori? Non ci è differenza tra l’amor mio e il tuo: io fo l’amor con vitelle mongane, tu con vacche: carne ami tu, carne anco io: tu cruda e io cotta; e tanto è miglior l’amor mio del tuo, quanto è miglior la carne cotta della cruda. La carne cotta è saporita e odorata, la cruda puzza, è schiva e s’abborrisce; e come tu or fai l’amor con questa e or con quella, e sfoghi quei tuoi sfrenati desidèri: e io, contra una tavola ben abondante, come un sfrenato innamorato, or mordo poppe di vitelle fredde, or inghiotto i tordi grassi — che stringendoli con i denti, mi cola di qua e di lá il grasso, — or bacio becchieri e bottiglie, piene di vini brillanti e saltellanti, con saporitissimi baci, e sfogo l’ingordo desiderio del mio ventre. E mentre mi trastullo con questi, fo l’amor con le porchette, che si stanno arrostendo, pascendomi intanto di quei soavi odori.
Trasimaco. Io stimo che con quella gloria e animoso ardire con cui io entrerei in un steccato, tu in una tavola ben acconcia.
Gulone. La tavola ben acconcia è il mio steccato, dove, con uno glorioso appetito e animosissimo ventre, mi riduco assai volentieri a scaramucciare e menar le mani.
Trasimaco. Non piú, ché ragionando di mangiare non finiresti tutto oggi. Hai conchiuse queste benedette nozze?
Gulone. Ed è possibile che, come si tratta di ammogliarsi, vorrebbe ciascuno che le cose si trattassero a staffetta, e che volassero? Poveretti! non vedete che quanto piú presto la togliete, piú presto vi viene a fastidio, e vi pentirete?
Trasimaco. Sei molto pigro a trattare i negozi.
Gulone. Son pigro, secondo il tuo desiderio; ma presto, secondo il mio: a chi desia non si fa cosa con tanta prestezza, che non paia tarda. Dice che, volendola senza dote, venghi a sposarla.