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atto quarto | 369 |
Giacoco. Iate into allo Cerriglio; cercate meglio, ca la trovarite.
Pedante. Orsú, drizzamo colá il nostro gresso.
Lardone. Ecco il Cerriglio; io batto. Tic, toc.
SCENA VII.
Tedesco, Pedante, Limoforo, Antifilo.
Tedesco. Got morgon.
Pedante. Chiama il dio Demogorgone, bono augurio. Bona dies et annus!
Tedesco. Che volere, care padrune, de cheste ostellerie?
Pedante. Duo verbiculi.
Tedesco. Non avere vermicoli cca.
Pedante. Siam qui venuti con passo celere et pernice.
Tedesco. Non stare cca pernice né fasane; ire a cheste altre ostellerie.
Pedante. Voi conoscete me?
Tedesco. Sí certe: voi stare quel Tutto Merde Stronze de patriarche.
Pedante. Io mi chiamo Tito Melio Strozzi gimnasiarca. Non venni iersera ad ospitare in questo vostro ospizio?
Tedesco. Dico ca mie ostellerie non stare ospitale; e veneste con uno imbriago che se bevé tutte le vine de mie ostellerie.
Pedante. Aedepol, maxime verum!
Tedesco. Bevé vine fauzamiche, scippacapil, moscatelle, trebiane e vine falanghine de Pezzulle; e dicere vui che tutti li vini che finivano in «ano», tutti stare vini eccellenti.
Pedante. Sí bene.
Tedesco. Poi dicere ca volive ire a portare li sopraletti.
Pedante. Le suppellettili, dissi.
Tedesco. E intanto apparecchiasse una cena da fregare.
Pedante. Dissi: — Una cena frugale. — Non ti ho lasciato qui due donne?
Tedesco. Sí bene; e avere aspettate vui tutte le notte senza cena e senza dormire.