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338 la tabernaria


Giacomino. Poiché il mio core è un eco del vostro core e l’un pensiero eco dell’altro, paggio, porta un bicchier grande, empilo tutto, acciò l’un goda della bevanda dell’altro. Deh, bevete per aggradirmi.

Altilia. Non solo bever, ma vorrei darvi maggior contento di questo.

Cappio. Con tantillo de cosa gli darete maggior contento.

SCENA II.

Spagnolo, Giacomino, Cappio, Altilia.

Spagnolo. ¡Buen provecho hagan Vuestras Mercedes! Al señor caballero y á mi señora beso mil veces las manos.

Altilia. Ben venghi, buon compagno!

Spagnolo. Por vida del rey mi señor, que he visto este caballero en la guerra de Flandes.

Giacomino. Non vidi mai altro che Napoli e Salerno.

Spagnolo. Y también he visto una señora en Flandes que par es de en todo á esta mujer, y por esto la quiero servir.

Altilia. Vi ringrazio del favore.

Cappio. (Mira che disgraziato e prosontuoso spagnolo! come si pone in dozena con questi gentiluomini! mira con che grandezza e sussiego si va accostando! Veggiamo dove riuscirá questa prattica).

Spagnolo. Señor caballero, V. M. beba.

Giacomino. Non ho ancor sete.

Spagnolo. Tus, tus, tus.

Cappio. (Finge aver tosse: certo, che egli vorrá bere).

Giacomino. Bevete voi, ché forse vi passará la tosse.

Spagnolo. Brindis á V. M., brindis á mi señora.

Altilia. Vi faremo ragione.

Spagnolo. Quiero contar la jornada que havemos hecho en Flandes con el conde Mauricio.

Giacomino. Non vogliamo udir cose malenconiche di guerre e occisioni, ma di amore e di piacere. Cappio, dágli del pane.