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322 | la tabernaria |
mandato Lardone innanzi, al Cerriglio, a preparargli l’albergo, ché vien con Lima ed Altilia. ...
Giacomino. Che ha a far questo con la mia felicitade?
Cappio. ... Abbiam concertato con Lardone che, in luogo del Cerriglio, la porti in casa vostra accomodata in foggia di taberna.
Giacomino. E come in cosí brevi parole rinchiudi cosí gran contento? Dimmelo piú distesamente.
Cappio. Ve lo dirò per strada. Diamo mano a’ fatti: andiamo a comprar galli d’India, polli, piccioni e fegatelli; e prepariamo l’osteria, ché fra poco tempo saranno in Napoli.
Giacomino. O cuor del mio spirito, o spirito dell’anima mia, o spirito ed anima del mio cuore, ti vedrò forse oggi e senza forse in Napoli ed in casa mia?
Cappio. Come stai cosí attonito?
Giacomino. Dubito di qualche tempesta che suol sempre attraversarsi alle gioie degl’innamorati.
Cappio. Non perdiam tempo: andiam a preparar la casa, ed io a comprar robbe.
Giacomino. Cosí si facci.