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atto quinto 185


Forca. Io, in quanto Forca, son persuaso a bastanza; bisogna persuader Pirino che ve la restituisca.

Dottore. Dove è Pirino, accioché possa ragionargli?

Forca. Con Pirino non potrete ragionar altrimente; ma ragionate con me quello che desiate ragionar con lui, e fate conto ch’io sia sua mente, suo desiderio e ch’io ascolti con le sue orecchie e ch’io vi risponda con la sua lingua.

Dottore. La somma è che mi restituisca la figlia.

Forca. Ed in somma io dico ch’egli è innamorato di Melitea non di amore ordinario o sopportabile, ma di un desiderio irrefrenabile; e si privarebbe con assai piú agevolezza della vita che di lei. In somma pensate ad ogni altra cosa che a riaverla; e potete pur ferneticare e consumar il cervello a vostra posta.

Dottore. Io con la giustizia gli levarò Melitea con la vita.

Forca. L’uno e l’altra si strangolerá, e preverrá con una morte volontaria la violenta.

Dottore. Ti do podestá che s’elegga un marito, come saprá desiderarlo.

Forca. Non bisogna piú elezione, ché se l’ha eletto giá; anzi una cosa vi fo saper certissima: che né voi vedrete piú lei, né Filigenio il suo Pirino.

Dottore. Come?

Forca. Amboduo poco anzi, provisti delle cose necessarie, si sono imbarcati per fuggirsene in luogo ove di loro non si sappia mai piú novella.

Filigenio. Che cosa è quello che mi dici, Forca?

Dottore. Dunque a tempo che ho ritrovato la figlia, la perdo: e avendola non l’avrò piú mai, ed era salva quando l’avea perduta!

Forca. Egli non ha animo di comparirvi piú innanzi per vergogna, ed ella per dubbio di non tornar di nuovo nelle mani di Mangone. Da lor stessi s’han preso un volontario essiglio e vita pellegrina e vaga, e sopportar ogni incommoditá e ogni miseria, purché vivano insieme e si soddisfaccino l’un l’altro, e mostrino al mondo che i loro amori non erano fondati in vani desidèri giovanili, ma su salde leggi di santissimo matrimonio.