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8 | la sorella |
Balia. Vi ricorda che se ben non è bella come Cleria, che voi ne sète cagione. Che se gli occhi suoi son scoloriti, e i giri d’intorno lividi, ricordatevi delle lacrime che l’avete fatto spargere, e quanto il sonno è stato lontano da loro. Se il volto è pallido e sbigottito, e la morte v’ha spiegato l’insegne sue, considerate i travagli e le pene che le date, e il tosco di che la nodrite. Che se la fortuna volesse darle qualche sorte di contento, bisognarebbe che avesse un altro cuore, che lo bastasse a soffrire, cosí il suo è avezzo a soffrir sempre.
Erotico. O balia, quanto mi trafiggi il cuore in udirti! Io non potrei dir mai l’imperio che han sovra di me la bontá, la bellezza, la grazia e i suoi onesti costumi; e come per un secreto voler d’amore è cosí impadronita della mia volontá, che non posso voler se non quello ch’ella vuole.
Balia. Ma quanto ella è avanzata dalle bellezze del corpo di Cleria, tanto ella avanza, con le bellezze dell’animo, Cleria di gran lunga. E vedete l’esperienza, che voi non tanto l’avete disamata, quanto ella con ogni forma di verace amore vi ave amato; non tanto voi disprezzata, quanto ella v’ha riverito. Non datele voi tanti disgusti, quanti ella se n’ha inghiottiti. E con la fede e costanza del suo amore, ha vinto i vostri disamori, i dispreggi e le passioni; e nelle voraci fiamme, dove gran tempo è consumata, morta e incenerita, quasi novella fenice, è ravvivata a piú bella e chiara vita e rinovellata sempre nel suo amore. Or di questa bellezza avrebbe a caro che ne faceste paragone con quella di Cleria, che, consideratala da presso, la renderebbe fosca e contrafatta. E dove or nella sua faccia si veggono scolpiti i trofei e le spoglie della vostra crudeltá, in quella dell’animo vedreste la gloria della sua fede e i trionfi della sua costanza.
Erotico. Balia, con le tue parole m’intorbidi l’animo di sorte che non si rasserenará piú mai. Giuro per la sua vita — ché non ho qui in terra maggior cosa da giurare — che nella maestá del suo volto vi riluce una spezie d’imperio reale, che mi risveglia l’animo a gran desidèri di gloria e m’innalza con gli occhi dell’intelletto a considerar quella dell’animo suo senza