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atto secondo | 123 |
con gli altri, e il parasito e i bratti vi aiuteranno a questo. Ecco amboduo sbalzati fuora della casa del ruffiano e condotti in casa vostra: cosí il giorno l’arete nera in casa, e la notte bianca in letto, lavandole la faccia.
Pirino. Ogni cosa va bene, eccetto che come Mangone troverá quello in casa vestito de’ panni di Melitea, lo porrá in mano della giustizia, e la corda li fará confessare il furto usato da noi.
Forca. A questo ci penseremo poi; e quello che non riesce per una via, il faremo riuscir per un’altra. Ma eccola senza lambiccarmi molto il cervello. Una bugia tra l’altre. Alessandro vostro amico ha quel servo sbarbato che conduce le legna dalla villa a casa, che è sordo, muto e un pezzo di pazzo, né molto dissimile dalle vostre persone, si lascia spogliare, vestire e tingere a nostro modo; e se Mangone li domandará, non saprá che rispondergli; e perché è molto gagliardo, se sará stuzzicato, dará mazzate da cieco.
Pirino. L’inganno è pensato con tanta arte e ingegno, che come avanza tutti gli altri che sono stati per addietro fatti, cosí per l’innanzi non potrá ritrovarsene un altro simile.
Forca. Avertite che, quando la trappola è ben inventata e consertata, se vi s’usa diligenza in esseguirsi, ha buona riuscita; ma esseguita malamente, non può aver se non pessimo fine.
Pirino. Ella è tanto bene imaginata che, a dispetto di tutte le negligenze e intoppi della fortuna, ará ottimo fine; ma ancorché fusse per succederne qualche pericolo, animo grande, e succedane quel che si vuole: vada la robba, la vita e l’onore, per non dir l’anima, pur ch’abbia Melitea. Né meno sará l’allegrezza dell’acquisto di lei, che della beffa fatta a Mangone.
Forca. Or poiché cosí rissoluto l’abbiamo, pensiamo a’ mezi.
Pirino. Poiché hai mostrato tanto ingegno in questa fizione, di’ ancora i mezi de’ quali abbiamo a servirci.
Forca. Dove troveremo noi Panfago?