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ATTO I.

SCENA I.

Attilio giovane, Trinca servo.

Attilio. E ti disse che Pardo mio padre m’avea ammogliato con Sulpizia?

Trinca. E mi disse che Pardo vostro padre v’avea ammogliato con Sulpizia.

Attilio. E la mia Cleria col capitano?

Trinca. E la vostra Cleria col capitano.

Attilio. E che le nozze si facevano per la sera seguente?

Trinca. E che le nozze si facevano per la sera seguente.

Attilio. E ti parea che lo dicesse da senno?

Trinca. E mi parea che lo dicesse da senno.

Attilio. Mi rispondi con le medesime parole, e tanto seccamente, che mi lasci mille desidèri di sapere. Nelle cose d’amore o d’importanza bisogna dir tutte le minuzzarie, perché un minimo atto, una minima parola mi potrebbe indrizzare al rimedio.

Trinca. Ve l’ho riferito con le medesime parole, che mi son state dette, né piú né meno tantillo ve’: non bisogna dimandarmene piú, ché non sarete per saperne altro tutto oggi.

Attilio. S’affligessero cosí te, come me, non schivaresti cosí di ragionarmene.

Trinca. E perché so che v’affliggono, però schivo di ragionarvene.

Attilio. Se ben m’affliggono, pur nell’afflizione vi ritrovo qualche piacer mischiato. Ma ne’ travagli, dove mi trovo, ci sono