Pagina:Della Porta - Le commedie I.djvu/129


atto secondo 119

SCENA II.

Forca, Pirino, Panfago.

Forca. Fermate, padrone: che volete fare?

Pirino. Romperti la testa.

Forca. Romper la testa a chi se la rompe ogni ora per pensar trappole per vostro serviggio? fermatevi, vi dico.

Pirino. Non mi fermarò, se prima non ti arò cavato il core.

Forca. Volete cavar il cuore a chi ha cavato i danari dal cuor di vostro padre? Cancaro, io l’ho scappata bene, aiutami tu, Panfago!

Panfago. Or ora torno.

Pirino. Assassin cane, ti voglio aprire il petto!

Forca. Questo è il premio di chi ave aperto la cassa e la borsa di vostro padre, e or ve le porto?

Pirino. Che borsa? che ci è ivi dentro?

Forca. Cento scudi che son il cuor di vostro padre.

Pirino. Come ce l’hai cavati dalle mani?

Forca. Basta l’avemo, a che bisogna saper il modo?

Pirino. Che ave a far cavargli i dinari dalle mani e scoprirgli i miei secreti? non potevi dargli ad intendere alcuna altra cosa?

Forca. No, che fusse verisimile e credibile come quella, perché giá mezza la credeva, e v’era l’amor suo; e che sia vero, la riuscita ave approvato il mio consiglio.

Pirino. Che gli hai dato ad intendere?

Forca. Che per salvar voi dal pericolo del dottore bisognava pagargli cento scudi che li mancavano per lo riscatto di Melitea; e la menava seco fuor di Napoli e, come era lontana dagli occhi vostri, ve s’allontanava dal core. Se l’ha bevuta, datomi i danari e restituito voi nella sua grazia.

Pirino. Se è cosí, ho il torto.

Forca. Mille torti, non ch’uno.

Pirino. Perdonami.