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108 la carbonaria


Forca. Per ogni via?

Pirino. Sí.

Forca. E non lasciar l’impresa?

Pirino. Lascieranno piú tosto i cieli di muoversi, il sol di splendere, mancherá l’aria, si risolverá il mondo, che possa lasciar Melitea. L’amor nostro è invecchiato, non può scordarsi: ella è cosí tenacemente scolpita nel mio core, che tanto sarebbe levarmela dal core quanto svellerne l’istesso core.

Forca. Orsú, poiché il vostro cuore è fondato piú tosto in maturo consiglio che in leggiera volontá, che come fusse indebolita si risolverebbe in nulla, mano a’ fatti, animo da imperadore: risoluzione, animo e danari fanno tutte l’imprese e sono il nervo e l’anima de’ negozi.

Pirino. Se mai verrò al frutto dell’amor mio, beato te.

Forca. Almeno ne guadagnasse le scorze di quel frutto che sarebbe una veste.

Pirino. Altro che veste arai. Una buona somma di danari.

Forca. Pur che non si risolva in qualche buona somma di bastonate. Ma ditemi, come state in credito con li banchi?

Pirino. Benissimo: tutti credono che non ho un quatrino.

Forca. Bisogna dunque farvi una poliza falsa.

Pirino. Troppo pericolo: ci va la vita.

Forca. Non si può aver il mèle senza le mosche, né si ponno far le grandi imprese senza pericoli; e quando si vuol far un gran fatto, non bisogna nominar pericoli, perché l’animo si raffredda e si fa pauroso. Bisogna por mano a cambi, interessi, scrocchi, usure e rubberie.

Pirino. Chi me li dará, se non è sensal ne’ banchi che non m’abbia in lista; e quando mi sentono nominare: «O che ditta, o che mercadante da tor ad occhi chiusi!». Poi, non sai che è fatta una pragmatica, che non si dia robba in credito a figli di famiglia?

Forca. Dunque questa pragmatica vieta ancora a me, che non t’abbi credito di quella somma di danari che m’hai promessa. Cerchiamola in presto da alcun amico.

Pirino. Cercali tu da parte mia.