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atto primo | 103 |
risoluto farle un buco sotto le reni fra cuoio e pelle e farla gonfiar con un mantice, come si fa a’ buoi vecchi per fargli parer grassi, quando si portano a vendere.
Filace. Che faremo di Demonica?
Mangone. Perché è tanto leggiera che con quattro carezzine si lascia volgere come l’uom vòle, lasciamola per quei di bassa mano, per dir che abbiamo una bottega generale ove son mercanzie d’ogni sorte. Io non arei pensato mai che il dottore, essendo vecchio, avesse pagato cinquecento ducati per Melitea: conobbi che l’amava non come quei ch’hanno cervello, ma come quei che ne son privi.
Filace. I legni vecchi ardono piú volentieri e senza fumo.
Pirino. (Ascolta, Forca).
Forca. (Ascolto).
Mangone. Sia benedetto Iddio, ché son uscito da quel fastidio: mi facea spender un tesoro per comprar muschio, zibetto e profumi. Tutta è ricci e belletti e abbigliamenti e attillature, e tutta cerimonie, però cosí amata da quel napolitano che non è altro che fumo, schiuma, neglia e vento: vivono di nebbia e si pascono di fumo, e chi se impaccia con loro si trova con le mani piene d’aria.
Filace. Se venisse Forca o Pirino, che dirogli?
Pirino. (Forca, ascolta bene).
Forca. (Il vostro dir: «ascolta», non mi fa ascoltar bene: tacete voi e ascoltate).
Mangone. Guardatevi da loro come dalle serpi! Quando entrano nella strada, non gli levar gli occhi da dosso: se caminano e tu camina, se si fermano e tu ti ferma. Volgi gli occhi dove si volgono, e mira dove mirano: se s’accostano alla casa, sgombra, fuggi, chiudi le porte, serra le fenestre, puntella dietro, tura i buchi, sbalestra gli occhi per ogni cantone, poni tutti gli occhi della casa in agguato: ché di niuno ho tanta paura quanto di loro. Conosco che ne sta innamorato e non ha danari; e non potendola avere con legittimi modi, ordisce furbarie, tenta ogni via, ardisce ogni impresa, non teme rischio o periglio, sta esso in travagli e dá travaglio agli altri: però sta’ in cervello, ché