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atto primo 101

«bello per la fede...». Non posso intender piú, sono intenerito di sorte che mi dissolvo tutto in lacrime.

Forca. Le donne sono di natura tanto dolci che, per duro stia un uomo, l’inteneriscono e lo risolvono in lacrime.

Pirino. «... Quando sarò portata in chiesa morta, il che fia presto, venite a vedermi; e quando son partite le genti, baciatemi e non abbiate a schivo e in orrore quel corpo ch’è stato albergo d’un’anima vostra divota. Ponetemi le mani al petto, che troverete certe coselline d’oro, parte donatemi da voi e parte mie, segnali infelici per trovar il mio misero padre: vi priego a ripigliarvele e tenerle appresso di voi, accioché vi rinfreschino la memoria de’ nostri amori. Vi chiedo combiato per questa, ché moro senza vedervi: se vi avessi fatto qualche dispetto, perdonatemi, ché non lo feci mai per propria volontá, ma per pietá che avea della vostra vita e per moderar le vostre passioni, quando scorgeva ch’erano in voi nel maggior colmo; e pregate Iddio per me, ché, avendo tanto patito nella vita, mi dia pace in Cielo doppo la morte». O occhi miei, voi sète di pietra, poiché parole cosí miserabili non ponno cavar da voi vivi fonti di lacrime. Ahi, che moro per non poter morire! O morte, tu vinci tutte le cose e non puoi vincer me! Senza ragione ti chiamano amara, poiché per te si finisce ogni amaritudine. Io sto in vita assai piú amara della morte. Ahi, ruffian rustico, incolto, nemico delle cose belle, hai fatto un gran furto al mondo, celando le sue bellezze. E come resterá il mondo senza lei? Dunque morrá di fame chi potrá dar pastura a mille occhi affamati della sua vista? Sta dunque prigione la vindice della mia libertá e che può carcerar mill’anime con la sua bellezza? tu serrata in tenebre, di cui gli occhi luceno piú d’ogni sole? e dove tu non sei, ivi son oscurissime tenebre? Morrá Melitea, e io resterò vivo? Tu per non essere d’altri hai voluto piú tosto esser della morte; e io che son cagion della tua morte voglio restar in vita? io restar in vita, per la cui vita tu sei morta? orsú, convien morire, e morrò. Ma dove sono? Forca, dove sei? cosí ti dogli delle miserie mie?

Forca. Taci, la casa di Mangone apre la gola e lo vomita fuori.