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90 la sorella

prego Idio, che resti cosí contenta colei che alberga in te, quanto io mi parto mal contento e disconsolato.

Erotico. Attilio, tu m’hai mostro le lacrime; e stimo che non siano uomini al mondo piú disperati di noi. Ma veggio uscir Trinca da casa vostra molto allegro: aspettiamo, fin che ne sappiamo la cagione.

SCENA VI.

Trinca, Erotico, Attilio.

Trinca. (O Dio, e dove troverò Attilio, il mio padrone, e Erotico, per dargli cosí buona nuova?).

Erotico. Cerca di noi, e ci vuol dar una buona nuova.

Attilio. Niuna buona nuova può esser per me, se non che Cleria fusse mia moglie; ma ciò non potendo essere, dunque non è buona per me.

Trinca. (Dove andrò, in casa di Erotico over in piazza? ma stimo che sien partiti per disperati).

Erotico. Trinca, volgeti a noi.

Trinca. Io non posso piú celar l’allegrezza, e bisogno che sfoghi. V’apporto una grande allegrezza.

Attilio. Ne ho perduto ogni speranza.

Erotico. Si dee piú tosto perder la vita che la speranza.

Trinca. Consolatelo, signor Erotico.

Erotico. Non può consolare il compagno, chi non può consolar se stesso.

Attilio. L’allegrezza, che tu dici, è come quell’olio che si pone alla lucerna, quando sta per spengersi.

Trinca. Per secreta volontá di chi può il tutto, quel caso disturbator delle nostre felicitá or s’è rivolto in accommodar le nostre difficoltá; e possiam dir che siate morti e ravvivati in un punto.

Erotico. Trinca, ancor che la tua allegrezza vera non l’estimi, pur godo nell’imaginazione delle tue parole.

Trinca. Vi prometto far ambiduoi contenti.

Erotico. Troppo prometti.