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LIBRO SECONDO 79

a navale pugna. Ma spaventato dalla moltitudine delle navi mosse da cinquanta remi già condotte dall’avversario ad Eleunte, avvolgevasi nella incertezza se dovesse pigliare a combatterle. Verso il meriggio un galiardo Austro succeduto al vento Aquilonare gettò parte dell’Asiatica flotta di Licinnio contro alla spaggia, parte con violenza spinsene di scoglio in scoglio, ed altre ne affondò coi naviganti. In tal frangente perirono cinquemila guerrieri e centrenta navi co’ marini, sopra cui Licinnio mandato avea dall’Asia nella Tracia porzione dell’esercito, ad impedire che gli assediati seco in Bizanzio patir dovessero strettezza di luogo nel ricettare cotanto numerose truppe. Dopo così terribili marittime vicende Abanto con sole quattro navi riparò in Asia, ove pervenute da prima all’Ellesponto le navi apportatrici di varie merci e di copiosissima vittovaglia all’esercito vittorioso, questo con tutta la flotta partiva per unirsi agli assediatori di Bizanzio, e cingere anche da mare la città. I militi di Licinnio allora incapaci di reggere neppure alla vista delle marittime forze nemiche, tornarono sopra navi ad Eleunte.

Costantino proseguendo con vigore l’assedio, eretto un terrapieno a livello dell’altezza di quel muro e locatevi sopra torri di legno a dominarla, da esse avventava dardi alla guarnigione per trasportarvi senza propria offesa le arieti ed altre macchine onde averne compiuto il possesso. Licinnio da tali apprestamenti ridotto a mancanza di consiglio stabilì, abbandonando Bizanzio alla più debole parte dell’esercito, e pigliando seco i maggiormente idonei e sperimentati suoi favoreggia-