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LIBRO SECONDO 71

miserabile morte chiunque osasse danneggiare il popolo Romano, consideravalo avvertimento propizio alla sua persona, quasi l’Oracolo indicasse ch’egli respingerebbe gli assalitori di Roma tutti solleciti a procurarne la conquista; ma gli eventi consecutivi mostraronne il veritiero significato. Imperciocchè uscito egli della città colle truppe e valicato il ponte da lui fatto eseguire, una smisurata moltitudine di civette dall’alto volande empievano le mura. Costantino osservato il fenomeno ordinava a’ suoi di attelare l’ esercito, e, postesi le fazioni dall’una e dall’altra parte di fronte, mandò i cavalieri innanzi; questi affrontate le nemiche genti in arcione le misero in rotta; la fanteria por ella, avutone il comando, in perfetto schieramento avviassi alla pugna. Venuti a fiera battaglia, i Romani ed i confederati Italiani, bramosi di scuotere un’acerba tirannia, appalesavansi molto neghittosi a pericolare; le altre milizie poi toccaronvi grandissima strage, parte di esse conculcata rimanendo dai cavalli, e parte uccisa dai fanti. Per verità sinattantochè i militi in sella poterono resistere si parca avervi qualche speranza in favore di Massenzio, ma vinti costoro, egli colle residue truppe datosi alla fuga retrocedeva alla città valicando il ponte del fiume. Le travi di esso allora, inette a sostenere cotanto peso, rottesi, fu con tutto il seguito dalla impetuosa corrente portato via.

Divulgatasi la vittoria in Roma nessuno ardiva manifestare segni di gioia, molti opinando falsa la nuova. Se non che tradotto entro le mura il capo di Massenzio in un’asta infisso, il popolo deposto ogni timore