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70 ZOSIMO, DELLA NUOVA ISTORIA

sava dalle Alpi in Italia, senza recar danno alle città che non faceangli resistenza e soggiogando le accintesi a contradiarlo. Massenzio capitanava truppe assai più numerose composte di Romani ed Italiani, seco lui strettisi in lega di guerra, pari il numero ad ottantamila combattenti. Conduceva eziandio seco i Tusci della intiera marittima piagga, ed i Cartaginesi anch’eglino fornivanlo d’un esercito di quarantamila guerrieri; aiuti a simile mandavangli i Siculi, di maniera che il suo esercito ascendea a censettantamila pedoni e diciottomila cavalli.

Ambedue provvedutisi di numerosissime truppe, Massenzio costruiva un ponte sopra il fiume Tevere, non del tutto insiem connesso dalla sponda verso la città insino alla opposta; ma tale diviso in due che i legni donde componevansi le sue parti congiunti venivano in qualche modo tra loro con arpioni di ferro, agevoli a togliersi quando si bramasse dividerle. Comandava inoltre ai fabbri che non a pena vedessero l’esercito di Costantino co’ piedi sulla congiunzione del ponte, ritirandone le spranghe, lo disunissero, facendo così affondare nell’acqua quanti eranvi sopra. Massenzio non altramente operava.

Costantino pervenuto coll’esercito infino a Roma, piantava il campo avanti la città, in luogo assai vasto ed acconcio alla cavalleria. Massenzio assediato entro quelle mura offeriva ostie agli Iddii, ed interrogava gli aruspici intorno all’esito della guerra, consultando in pari tempo gli oracoli Sibillini. Trovatone uno il quale ammoniva essere nei destini che perirebbe di