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LIBRO SECONDO 57

PLUTONE e PROSERPINA. Laonde più manifestamente compreso il voler degli Iddii sacrificòvvi sopra nere vittime, ed ivi celebrò le veglie notturne.

Donde poi quest’ara e tal foggia di sacrificio derivasse prendo qui a narrare. Venuti a guerra Albani e Romani e l’una e l’altra fazione essendo già in armi, presentossi agli eserciti figura di prodigioso aspetto, vestita di nera pelle e divulgante con sonora voce che il padre Plutone e Proserpina ordinavano loro di sagrificare sotterra prima di venire a battaglia; così parlato scomparve. I Romani spaventati dal fantasma scavato il suolo alla profondità di venti piedi inalzarono l’ara e sacrificatovi occultaronla, perchè, ad eccezione di essi, a tutti rimanesse ignota. Valesio dunque rinvenutala, fattovi sopra il sacrificio, ed eseguite le noturne veglie ebbesi a nome Manio Valerio Tarantino, gli Iddìi infernali dai Romani appellandosi Mani, Valerio dalla voce latina Valere (essere sano), ed aggiuntogli dai Tarantini il soprannome Tarantino per essere stato il sacro rito presso di loro compiuto.

Ne’ consecutivi tempi, correndo il primo anno dopo la cacciata dei re, la morìa travagliando Roma P. Valerio Poplicola immolato avendo sopra quest’ara un bue nero a Plutone ed a Proserpina liberò la città dal malore, e scrisse nell’ara: » Io P. Valerio Poplicola ho dedicato il fuoco del Campo Marzo a Plutone ed a Proserpina, e fatti i giuochi ad onore di Plutone e di Proserpina per la liberazione del popolo Romano.» Al sovrastare in appresso malattie e guerre, l’anno dalla fondazione di Roma trecencinquantadue1, il popolo Ro-


  1. Se ci atteniamo ai Fasti Capitolini, che il Silburgio
Zosimo. Della nuova Istoria.