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52 ZOSIMO, DELLA NUOVA ISTORIA.

gliatolo delle vesti, lo vergheggiò crudelmente, minacciandolo anche di morte. Il meschino dunque montato in collera a motivo delle battiture, e spaventato dalle peggiori minacce, fugge, colta l’opportunità, da quelle mura. Avvenutosi quindi ad imperiali militi, e fatti consapevoli del suo operato e del gastigo sofferto, mostra loro una finestra nel muro donde Lidio solea indagare quanto passava nel campo; mentre questi pertanto, non dipartendosi dal suo costume, irebbe aocchiando al dì fuori, egli prometteva colpirlo di dardo. Dal comandante delle truppe, a tale riferta, accolto costruì la macchina, e postosi innanzi qualche soldaniero per tenersi occulto ai nemici, vedendo Lidio attento a spiare dal consueto luogo, scoccato ìl dardo mortalmente lo piaga. Il ferito, dopo tale sinistro, diportatosi con barbarie verso alcuni de’ suoi, e stretto il resto con giuro a non cedere agli assediatori, trasse in fine l’ultimo spiro. Allora tutti i rinchiusi là entro più comportar non potendo l’assedio, si arrenderono ai Romani. Tale ebbe fine quella ladronaia.

Tolemaide, sita nella Tebaide1, ribellatasi anch’ella dall’imperatore ed intrapresa piccolissima e breve guerra, Probo col mezzo de’ suoi duci ridussela insiem coi Blemmj all’obbedienza. Permise inoltre ai Bastarni, gente Scitica, di stabilirsi, accordando loro

  1. Copto e Tolemaide, leggiamo in Vopisco, da lui liberate furono dal barbarico servaggio ed aggiunte alla Romana giurisdizione.