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storiella seguente. Metrodoro, che era un filosofo, essendo andato, secondo quest’autore, nelle Indie per istruirsi, accolto ivi ospitalmente dagli abitanti, invece di acquistare l’altrui, pensò di Tendere la propria sapienza contro un’infinita quantità di gemme e di perle. Fatto ricco, solendo, come accade, ritornare in Europa, il re indiano commise alla sua fede un gran tesoro di pietre preziose con cui presentare a suo nome Costantino, ma il filosofo, giunto ebe fu in llizauzio, affermò che quelle crangli state infoiale dai Persiani nel suo cammino, e regalò l’imperatore come di altre sue proprie. Questi, che al dire di Giuliano era di sua natura trapelila o banchiere, udita la nuora, ricercò con ansietà ed alterezza la restituzione del rubamenlo a Sapore, ma non avendo potuto ottenere da lui neppure risposta, risolse di portar la guerra nella Persia. Di tal modo ella sarebbe stala ereditata da Costantino a Costanzo, e da questo a Giuliano. Le parole sopra riferite di A miniano palesano al certo, che qualche cosa se non tra Metrodoro e Costantino, tra quegli c Costanzo ti corse di assai a questa somigliante. Se così è, ecco, ore d’uopo ri fosse, una unova prova che la selvaggia fiera, la (piale, secondo Aristotele, sta a guardia del trono, non sana mai le partite coi debitori.

(84) I Romani sotto Costanzo avcangli poco prima trucidato I’ unico figlio da essi fatto prigione nella battaglia di Singara. Se egli è vero che il diritto delle genti si stabili in F.uropa per opera del cristianesimo, Costanzo area ancora pochi cristiani ne’ suoi eserciti, o quella fu un’eccezione.

(85) Amm., lib. a 3, cap. 4.

(86) Mille erant onerariae naves ex diversa trabe conlextae commcatus abunde ferente s, et tela, et obsidionales machinas: quinrpiaginta aliae bellatrices, totìdemque ad compaginandos necessaria; pontes ec. Amm., lib.? 3, cap. 2. Zosimo dice settecento quelle da carico.