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a difendere Giuliano dalle accuse di certi Elpidio e Policle, che di aver procacciata accagionavanlo la morte della moglie col veleno. E soverchio avvertire il silenzio intorno a ciò degli scrittori, ed il lettore istrutto nella storia di questi tempi non si maraviglierà di veder lanciata contro un principe come Giuliano, una calunnia che i suoi più ardenti nemici col non fare neppur menzione di lei, mostrano di disprezzare. Ci basti sapere che gli accusatori erano entrambo clienti di Costanzo, prefetti sotto il suo regno, ariani zelanti a quanto sembra, ed il primo, cioè Elpidio, vile di lìngua come di aspetto, aspeclu vills et lingua. Amm., Uh. 21, cap. 5; ed il secondo, Policle, autore di aminaliamenti e sortilegi. — Lihan., orat. 7, pag. 127. In mozzoni soliti difetti del Solista non manca questo discorso di alcuni tratti assai vivi’ l’ale a noi sembra il seguente: potè dunque, die’ egli, Giuliano ordinare il veleno? Ohi se fatto r avesse non sarebbesi ei poscia svelti gli occhi dal capo onde pili veder non dovesse colui al quale dato uvea colai Online (a)? Non può esprimersi con più forza il rimorso della colpa in un uomo virtuoso.

(57) Vi provincialis, et miles, et reipub. decrevit alidorilas, recrentae quitlem, sed adhuc iiietuenlis redivivos bnrbnròruin excursus. Amm., lih. ao. cap. t 3. Lo stesso autore osserva a questo luogo, che Giuliano poco prima di fare la sua dichiarazione di fede, avea celebrato nella chiesa cristiana la festa dell’Fpifanin. Fi pensa che una si lunga simulazione movesse dal desiderio di rendersi affezionato anche il parlilo de’ cristiani, e crediamo che il lettore non esiterà a seco lui convenire. Utque omnes, nullo impediente, ad sui Jàvorem illiceret, adhaerere cullili cristiano fingebat. F noto che i pa (fl) Pag. 120 va’ io avrò f(irv$A«fo (ìxm ftì xp’ot ir tKvr» litro