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(i3) Questo è appena il periodo, o si determini lo stabilimento della nostra fede colla conrersione di Costantino, quale che sia l’epoca in cui si voglia collocarla, o col celebre editto di Milano dell’anno 3t3, il primo che concedette il pubblico esercizio del cristianesimo. Non ancora però era esso, a propriamente favellare, la religione dello stato, e non è inutile osservare che per una contraddizione, che manifesta il bisogno che area la politica di rispettare le consuetudini dell’antica fede, gl’imperatori cristiani sino a Graziano, che fu il primo a rifiutarlo, assunsero e ritennero gelosamente il massimo pontificato. (14) Leggesi nel codice Teodosiano (rt) un editto di Co. stanzo che commette la chiusura de’ tempj e la sospensione de’sacriflcj, sotto pena di morte e perdila di beni, ma è sentimento degli eruditi che sia esso più presto una minuta di legge intrusa nel codice posteriormente (b). Checche ne sia intorno a ciò, se questo editto fu pubblicato, non appare certo che sia stalo eseguito. Quattro anni circa dopo la data di questa legge, l’anno 357, Costanzo visitò l’antica capitale, e da quanto intorno al soggiorno che vi fece tramandarono a noi due scrittori pregevoli ‘entrambi, e posti in poca distanza di tempo I’ uno dall’altro, cioè «I celebre Q. A. Simmaco pretore urbano sotto Teodosio, e lo storico Ammiano, dobbiamo conchindere che, nella capitale almeno, professavasi pubblicamente il paganesimo sino quasi alla fine del quarto secolo. Vero è che quest’ultimo descrivendo benchè distesamente le cose allora operale da Costanzo, non entra ne’ particolari toccati da Simmaco in favore della religione pagana, de’ quali tra poco favelleremo, ma tuttavia accompagna il suo viaggiatore ne’ lempj della dea Roma e di Giove

(a) Lib. 16, n. X, leg. 4 - ’

(/>) Gibb. della ilccad. ec. ilcll im. ii., cap. 17.