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dulo procacciata sarebbesi, e la lama d’un grande uo-. mo, allorchè esistono de’ motivi onorevoli a rendere ragione delle azioni di lui, esige da noi a buon diritto che ammettere non debbansi i vituperosi.

Ftì con sagacità osservato (96), che dove venisse a sentenziarsi come lodevole il proposto d’aver abbandonato l’assedio di Ctesifonte, l’incendio della flotta converrebbe quindi giudicarsi necessario. Allorchè Ammiano (97) ci fa sapere che l’abbandono di queli’assedio fu risoluto da nn consiglio. di guerra convocato a tal uopo dal principe, noi non abbiamo mestieri di lunghi ragionamenti per riconoscerne la convenienza. Dubitarne o giudicare altrimenti, sarebbe ’riputarsi, meglio istrutti in tanta distanza di tempi, ed imperfezione di notizie, di celebri liomini dell’arte, spettatori insieme in quella guerra ed attori. E. per avventura, una betachè debole traccia delle cagioni che tale pensamento guidarono^ lasciasi, se male non ci apponiamo, anche da noi ravvisare, il sapersi che nelle guerre an-. tecedenti più volte Ctesifonte sia stati presa e ripresa, lungi dall’indurre perplessità (98), può anzi servire a persuaderci che per questo stesso un principe guerrièro e prudente, qual era Sapore, con particolari difese e. fortificazioni pensato avesse a munire la sua capi- tale. Noi abbiamo già innanzi avvertilo, che il piano militare di Giuliano fondavasi eziandio sull’alleanza dell’Armenia, e ch’egli sotto gl’ordini di Procopio e di Sebastiano mandatoavea un corpo di trenta mila combattenti, tratti dal suo stesso esercito, a congiungersi alle forze dì quel regno, e insieme unito ritornare sotto Ctc-