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co, come uomo virtuoso, se la passione qualche rara fiata traviollo, ben presto ritornò egli al dovere. Deesi compiangere il suo errore, ma giudicare della sua virtù dietro questo errore medesimo ^ perciocchè la perfetta tolleranza cancella la qualità di nemico. Ora chiederemo noi francamente^ e chi agitato da un religioso fanatismo, men di quest’uomo allentò il freno alla sua passione, o più,, nella sicura arroganza del potere assoluto, seppe alla virtù sottoporla? esaminasi da noi in presente se nell’atto di svellersi un’antichissima fede, c nella procellosa età delle teologiche controversie, un principe passionatamele religioso, tutti serbasse inviolati i diritti di questa gloriosa figlia della ragione, la libertà dei culti, intanto che indarno speriamo trovarla a noi intorno, noi pure nè superstiziosi, nè tampoco caldi credenti, e beati posseditori dell’accumulato frullo di quindici secoli di civiltà e di cognizioni.

Ma il (ettore già avverte come molle cose, pur degne a sapersi, da noi per amore di brevità si Irasandino, e dorrassi a ragione di questa scrittura siccome scarsa alla materia, soverchia all’uopo presente. Non ci arresteremo noi perciò a lungo nel pur ampio teatro della gloria del nostro autore, quale dee dirsi la guerra persiana, ma dopo averne alcune poche cose accennale, il raggiungeremo al passaggio del Tigri, e sotto le mura di Clesifonte, per ammirarne l’infelice valore, e compiangerne la morte immatura.

Sembra ebe in nessun tempo nè il calore del clima, nè la molle e voluttuosa vita che ne ’è il fatai fruito, così snervassero il militare coraggio de’ Persiani, che