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un mutuo servigio prestavansi la causa della religione, e quella del principe. Se gradiva alla vanità una parte del divino responso, lecito essere non poteva ad un pio credente rifiutar l’altra, e se accettavansi i benefìzj degl’Iddìi, sacrilega cosa era ricusarne i servigi. Ora ristabilire un culto, ed i culti esistenti imparzialmente proteggere, ella è cosa seco stessa ripugnante. Non poteva dunque, noi diremo, la filosofica massima della libertà religiosa, governare di sua natura i consigli d’un principe, che incaricato riputatasi d’una celeste missione per essere di un culto speciale il propagatore. Nè li governò veramente, ma sì potè Giuliano far della tolleranza mezzo di persecuzione, se favellando del suo governo usar deesi tal voce, in quel così odioso significato almeno in che suolsi adoperare dagli scrittori ecclesiastici. Nuova, ingegnosa, ma umana eziandio e di carità piena fu la guerra ch’ei mosse alla chiesa, e tuttavia non mèn grave e funesta di quella che mosso aveanle i suoi predecessori. Assalse le abitudini dello spirito colle armi dello spirito, e cogli umani interessi cercò di nuocere a’ divini.
L’imprudente zelo di Costanzo popolato avea le estreme provincie dell’Impero con gli esiglj de’ nemici della fede di Ario, e degli altri numerosi seguaci di quella fatale moltitudine di partiti e di scismi, che lacerava in quel tempo la Chiesa (09). Cresceva intanto l’Arianesimo protetto dal suo principe vigoroso e robusto, e fecondavansi gli altri favoreggiati dall’oscurità e dal mistero. Giuliano osservato avendo che la persecuzione mentre deturpava la memoria anche de’più glo-