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demo, e raramente sì, ma forse tollerava d’assumere all’uopo la imperiale magnificenza (65).

Nè meno pressante invito far poteva alla sua sollecitudine il restauramelo delle leggi e la cessazione degli abusi, prevaluti in un regno che quello dovea dirsi degli eunuchi e de’ favoriti. Onde metter freno a questi abusi, istituì in Calcedonia un tribunale di giustizia (64) perchè con una sola ed assoluta sentenza, giudicar dovesse di coloro fra i clienti e ministri di Costanzo che partecipare non potevano della tolleranza, e che ricchi delle spoglie e lordi del sangue de’ sudditi, offendevano tuttora colla loro impunità gli occhi della moltitudine: ed una assai più salutare medicina apprestar volendo, bandire fece in pari tempo quelle innumerevoli turbe di delatori, debole e turpe sostegno della tirannia, che sotto il modesto titolo di Curiosi (65), una rea e rapace curiosità esercitavano sull’onore e sulle sostanze de’ cittadini. Provvide poi all’osservanza delle leggi, e de’ civili ordinamenti, col restituire al consolar potere (66), fallo nome vuoto di sostanza, la sua autorità, al senato della capitale la dignità sua, alle curie provinciali i senatori che le immunità profuse dal regno antecedente aveano ad esse con danno dell’erario sottratto (67)^ ma più che in altra guisa l’imperatore alle leggi sottoponendo, e gl’incarichi esso stesso adempiendo di magistrato con giustizia sì luminosa che estorse le lodi de’ suoi nemici, e con umanità sì singolare, che affermasi non mai la tutelare sua diva Minerva essergli stata tenace del proprio voto onde salvare nei casi dubbi un colpevole (68).