pareggiava quella del re de’ re, le spese della casa imperiale vincevano le occorrenti a mantenere gli eserciti,
c Libanio non sa trovare più adeguata immagine onde
esprimere l’infinita turba de’ serventi, de’ favoriti e degli eunuchi, che raffigurandola agli sciami d’insetti
che s’alzano intorno alle greggi sotto un estivo sole di
Siria. Un principe cresciuto nelle austere discipline della
Cinica filosofia, che facea letto del nudo terreno, e la
sua ordinaria mensa di vegetabili, che tanto più stimava rendersi degno del personale commercio de’ suoi
Iddìi, quanto superando i più stringenti bisogni della
natura, meglio ad una specie accostavasi di spiritualità,
non potea quella tirannesca e scellerata dispersione della
pubblica pecunia non detestare, e non rivolgere le prime
sue cure alla riforma della corte. Il suo primo editto fu
rivolto a licenziare i serventi tutti e gli eunuchi, ed a
rendere il palazzo una solitudine. Non manca chi il
biasimi, come s’egli fosse ito in ciò più avanti che il
decoro del principe, e l’utile dello stato noi richiedeva (62). Ma Giuliano essendo imperatore, non altro essere stimò che il primo magistrato di quella repubblica,
che a Romani meno del dono immeritevoli restituita
avrebbe, nè egli ad accecare intendeva gli occhi dell’intelletto, onde riputar necessario quelli prima abbagliare
del corpo, ed ammirare, a noi sembra, devonsi più presto le doti d’un principe che di sè inspirar seppe nei
soggetti riverenza ed amore, anche senza l’uso d’un volgare artifizio, e di un mezzo, se non colpevole, pure
assai diverso da quello del merito. Prova però qualche
sua medaglia ch’egli usasse tal fiata del gemmato dia-