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abbandonarsi senza temerità alla speranza d’un felice avvenire. Un giovane principe parea a ragione promettere con la lunga sua vita una lunga domestica pace: un giovane eroe, una valida esterna difesa, e le pratiche virtù del discepolo di Aristotele e di Platone, potevano persuadere che dopo il felice esempio di Marco i precetti della filosofia presieduto avrebbono un’altra volta all’amministrazione del mondo, alla quale egli confessava di non accostarsi che con mano tremante’ e sbigottito pensiero (61). Splendida e passeggierà meteora che in tanto più densa notte ravvolse I’ orbe romano, quanto più viva era stata la luce con cui rischiarato 1 avea! L’imparzialità però dell’istoria obbliga a confessare, che se il trono fu mezzo a Giuliano onde meglio manifestare le sue virtù, fu mezzo esso altresì a meglio palesare i suoi errori. Prima di seguitarlo sulle rive del Tigri e dell’Eufrate, vogliasi a noi concedere alcuni cenni intorno al suo civile governo.

La politica de’ regni antecedenti e quella massimamente di Costantino, separando gl’interessi del popolo da quelli del suo principe, intrapreso avea a chiudere quest ultimo entro il lusso e la pompa d’una esterna grandezza, che se alta essere non poteva a tenere le veci di quel reciproco amore che nasce da muLui servigi, valesse almeno coll’allontanarlo dalla moltitudine a renderlo a lei più rispettabile. Costanzo avvezzo sino dalla giovanezza a tenere una corte in Oriente, quanto più sentivasi a suoi antecessori inferiore nella reale preminenza del merito, tanto più immaginò doversi di somiglianti ausi I j fortificare. L’opulenza della sua corte