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lata violenza è tratto per le strade di Parigi y e gridato imperatore.

Tale si è la succinta storia della sua elezione. Dove anche, come a noi sembra, andar non possano affatto esenti da sospetti di tacilo assenso i diportamenti di Giuliano, tuttavia la fama e l’onore d’un filosofo uno stringente obbligo a lui davano di distruggere le apparcnze della colpa, e purgarsi della taccia d’usurpazione. Prima d’accingersi alla guerra contro Costanzo appellò egli il mondo intero a giudice della sua causa, ed espose al senato dell’antica capitale, ed alle città tutte della Grecia (48) le ragioni che persuadevanlo a sostenere la sua elezione con l’armi. Il Nazianzeno (49), che scrisse pochi anni dopo la morte di Giuliano, il chiama apertamente usurpatore, e per quanto giusta diffidenza possa inspirarci la testimonianza di un autore che intitola le sue scritture invettive, e fa di Giuliano un Nerone ed un santo di Costanzo, osiamo affermare ch’ella non può qui rigettarsi del tutto senza qualche perplessità. Un principe di cosi artifizioso carattere, sebbene costretto ad assumerlo dalle circostanze, che nasconde pel corso intero di dieci anni la sua religione, induce naturalmente a sospettare della lealtà dei suoi sentimenti. L’iniziazione ai misteri teurgici promesso aveagti l’impero: se tale promessa fu un artifizio della sua politica, desideravalo ei dunque veramente, e se un effetto della sua superstizione, desideravalo ei del pari qual mezzo accennatogli dagli Iddii onde farsi del loro culto il ristoratore e l’apostolo. Prevedere ei non poteva, egli è vero, gli ordini del suo principe, e le cause