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26 | ZOSIMO, DELLA NUOVA ISTORIA. |
trattavano Crisogono con ogni maniera d’onoranza e rispetto, perchè da pezza indotti aveali ad intraprendere quel viaggio. Scorrazzate poi coll’egual metodo e Nicea, e Cio, ed Apamea e Prusa, avviaronsi a Cizico. Qui rinvenendo il fiume Rindaco gonfiato dalle piogge e corrente carichissimo d’acque, e’ tentatane vanamente il trapasso fecersi indietro: mandate quindi a fiamme e fuoco Nicea e Nicomedia, e posta la preda sopra carra e navi, risolveronsi tornare in patria, mettendo così fine al secondo scorrimento.
Valeriano uditi gli sconci della Bitinia, non osava per diffidenza commetterne la difesa contro de’ barbari ad alcun duce; spedito dunque Felice a guardare Bizanzio, egli, abbandonata Antiochia, inoltrò infino alla Cappadocia, e solo di passaggio visitando le cittadi retrocedeva. La peste messo piede negli eserciti e spentane la maggior parte, Sapore assalito l’oriente appropriatasi il tutto. Valeriano intanto, colpa la sua effeminatezza e codardia, disperando sollevare la repubblica da tante e così gravi angustie, pensò col danaro terminare la guerra, e spediti all’uopo ambasciatori, il re accommiatolli senza conchiuder nulla, chiedendo che lo stesso imperatore si recasse a favellar seco intorno ad affari di sua pertinenza. Egli privo affatto di senno consentendo alla proposta, e sconsigliatamente direttosi con assai ristretto corteo alla volta del nemico per trattare di pace fu subito arrestato dalle regali truppe, e costretto a terminare la vita prigioniero in Persia con disonore sommo, presso ai posteri, del nome Romano.