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della disobbedienza. Virilmente ambizioso, e per ambi’ zione d’ogni principesca vanità nemico, accrescevagli pregio nello spirito vivace de’ Galli la stessa negligenza della sua persona, e la Sua stessa singolarità. Sembra che più che altro il rendesse in guerra eccellente, un raro accorgimento nello scegliere quel partito che meno per avventura essere poteva avvisato dall’inimico, ed una incredibile rapidità nell’eseguirlo. Sebbene dall’ardore dell’animo spinto sovente a tutto commettere al> l’evento di una giornata, tuttavia sarebbe assai difficile, noi crediamo, provare ch’egli in uopo alcuno più commettesse alla fortuna di quello che spesso è prudente commetterle.

Ma dopo d’aver domato gli esterni nemici, l’ozio delle stanze d’inverno in Parigi appellò le sue cure all’interna amministrazione della provincia. Un tale arringo comechè più proprio d’un filosofo, non era però dell’altro men grave e difficile a correre. La somma potestà risiedendo tutta ne’ ministri di Costanzo, non era lecito a Giuliano nè vietare il male che pur vedea farsi, nè fare il bene che pur voluto avrebbe. Ristaurò le città distrutte, rialzò le fortificazioni, ritornò il vigore alle leggi, alle curie la dignità e lo splendore, all’industria le ricompense^ ma dove l’ingorde tasse tutto ingojano il privato patrimonio, dove la rapacità de’ gabellieri e la guisa di riscuotere l’imposta, più grave torna a’ sudditi dell’imposta stessa, vana è ogni cura, e spento ogui fonte di nazionale prosperità. Doleano al buon principe le estorsioni di Florenzio prefetto del pretorio (41), che l’incarico riuniva di Conte delle sacre largizioni, o so-