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liano forse non durò fatica a persuadersi che nella turba degli oratori, de’ poeti c de’ filosofi, in ogni tempo efficaci strumenti della fama, trovato avrebbe degli utili banditori delle sue virtù. E veramente così secreto non rimase, o più presto non si volle che limaaesse il suo rinunziamenlo alla fede, che tosto non se ne spandesse la fama nelle città e nelle campagne. Nella sicurezza dei privati colloquj confessava Giuliano con ingenuo o simulato candore, che allora solo lieto terrebbesi che potuto avesse giovare alla sua patria ed alia sua religione^ e gl’iniziati, gli amici, i filosofi con cauta, ma assidua diligenza, ripeteano i detti di lui, diffondevano le nuove della sua apostasia, la quale potè ben presto ravvisarsi come un segno innalzato ai desiderj ed alle speranze del mondo pagano.

Sino a tanto che nelle esterne pratiche ei si fosse mostrato osservante della pubblica religione, Costanzo trarre non poteva da’secreti sentimenti di lui, nessun sufficiente pretesto di sdegno. Questa osservanza però era di una inevitabile necessità, e poichè assumer ei non poteva la spoglia del leone, pensò quella vestire della volpe. Pel corso intero di dieci anni, periodo che scorre dalla sua iniziazione in Efeso sino alla sua pubblica professione di fede, cioè sino al tempo che dichiarò la guerra a suo cugino, questo principe mentre ne 1 domestici altari attendeva a sacrificare ai falsi suoi numi, un sacrilego incenso continuava eziandio ad offerire al vero Dio nelle Chiese cristiane, il celebre inglese istorico della decadenza e rovina del romano impero (25) affermò che la moderata indole del politeismo