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LIBRO PRIMO. 25

bricare navi coll’opera degli schiavi e di altri, dall’indigenza costretti, giuntivi ad aiutarli. Stabilirono tuttavia di non curarsi del suolo visitato colla navigazione dai Borasi, poichè lunga e malagevole riuscirebbe l’andata per luoghi messi già a ruba. Aspettato dunque il verno lasciano a sinistra il Ponto Eussino accompagnati celeremente dalla soldatesca a piede lungo, quanto meglio da lei si potea, i margini, ed oltrepassato l’Istro, Tomea ed Anchialo, riescono al lago Fileatina, il quale, verso il solstiziale occidente di Bisanzio, giace presso del Ponto. Qui fatti sapevoli che i pescatori del lago ascosi eransi colle barche loro nelle vicine paludi, mediante promesse ottengonne l’amicizia, e locate le pedestri coorti sopra que’ legni, avviansi a tragittare lo stretto infra Bizanzio e Calcedone. Ora sebbene da questa sino al tempio costruito alla bocca del Ponto avessevi una guernigione assai più forte de’ barbari là diretti, parte nientemeno di essa abbandonò il luogo, pretestando farsi ad incontrare il duce spedito dall’imperatore, e parte fu da così grave timore sorpresa, che alla prima voce di quanto era per succedere si volse con frettoloso passo in fuga. Laonde i barbari, trapassato senza opposizione lo stretto, ed occupata Calcedone, predaronvi armi, danaro ed altre doviziosissime suppellettili.

Di là camminano a conquistare Nicomedia, vastissima città, avventurosa ed assai celebre per le sue ricchezze e copia di tutto. Ma quantunque, precedutone il grido, i cittadini fossersi già colle amovibili sostanze allontanati, pur eglino, maravigliati di quanto rimaneavi,