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Avvegnachè da noi si porti ferma credenza che le azioni ed i sentimenti d’un uomo nella scenica rappresentazione del mondo, discordino assai spesso da quelli della privata sua vita, non pertanto con grande curiosità cerchiamo sempre di questa instruirci, sia che da noi s’ami conoscere le cagioni che l’una valsero l’altra a produrre, o giudicare si voglia del quanto elle disconvengano o no, o più veramente che con non avvertito, ma neppure innocente piacere cerchinsi da noi le vestigia dell’uomo nelle azioni private di colui che più che uomo, a così dire, s’ebbe ad ammirar nelle pubbliche. Ma se questi fu gran principe, illustre guerriero, sapiente magistrato, arguto filosofo; se ristorò un sistema religioso, se questo sistema regolò le sue azioni e vive ancora nelle opere sue, se finalmente, ciò che più imporla, la fortuna gli sfrondò l’alloro che verdissimo pervenire doveva alla posterità, la sollecitudine allora di ben conoscerlo si trasforma in dovere, e quella d’imparzialmente giudicarlo in giustizia. E già un sì ampio corredo di doti segnerebbe per avventura allo scrittore de’ gesti di Giuliano la traccia della sua narrazione, nel tempo stesso che ne stancherebbe la diligenza. Non è però nostro avviso far qui imperfettamente ciò che per altri si fece, se non con animo affatto libero da prevenzione, certo con ingegno e capacità non comune 1, ma poichè egli è pur necessario conoscere in qualche guisa prima l’uomo, poi lo scrittore, e le Opere di Giuliano in singolar modo s’innestano colle sue azioni, basterà a noi qui offerire quella più generale immagine della sua vita e del suo principato, che solo al-