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SESTO LIBRO 309

offregli per via di legati società d’impero. Ma Giovio, inalzato da Attalo alla prefettura del pretorio, rispose che non lascerebbe ad Onorio augusto neppure senza offesa il corpo, risoluto avendo, sbandeggiatolo in isola, troncargliene alcuna parte. All’arrogantissima risposta pigliato ognuno da spavento ed Onorio apparecchiatosi alla fuga, pronto avendo in quel porto non iscarso naviglio, ecco afferrarvi sei coorti di militi attesivi da quando Stilicone era in vita, e soltanto allora capitati dall’Oriente, montandone il numero a quattromila, per legarsi in guerra coll’imperatore; questi, riavutosi all’arrivo loro quasi da profondo letargo, consegna ad essi la custodia delle mura, e stabilisce di non partire da Ravenna se prima ricevuto non abbia più esatte notizie delle Africane geste. Poiché riuscito Eracliano vittorioso, cessando ogni timore da colà, egli guerreggerebbe con tutto l’esercito Attalo ed Alarico, e quegli vinto irebbe, con tutte le navi al suo comando nel porto, in Oriente presso Teodosio, rinunziando all’impero delle Occidentali regioni.

Tale correndo gli affari dell’augusto, Giovio speditogli ambasciatore, come teste narrava, e dal principe coll’altrui opera corrotto, prese a macchinare tradimenti; protesta dunque al senato, accompagnando il suo dire con disconvenevoli parole, che più non intraprenderebbe legazioni, e riuscendo a mal fine i conati delle truppe combattenti nell’Africa, sarebbe mestieri d’inviare i barbari contro ad Eracliano, poiché, morto