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276 ZOSIMO, DELLA NUOVA ISTORIA

vere in più sicuro luogo, onde Alarico, violata la pace ed occupando Roma, non avesse in poter suo ancora il monarca, desiderandone ella sommamente la conservazione come se dalla costui salvezza dipendesse eziandio la sua. Stelicone frattanto, poco disposto a consentire al divisamento del principe, escogita molte difficoltà ad impacciarlo, e quegli in cambio, ognor più fermo nel suo proposito, va sollecitando l’andata. Saro allora, barbaro di stirpe ed in Ravenna comandante delle barbariche milizie, animato da Stelicone, piglia a tumultuare, mirando non già a sconvolgere l’ordine pubblico, ma in forza del timore a distornare l’augusto dallo stabilito viaggio. All’osservarsi impertanto sempre più ostinato nel suo proposito, Giustiniano, chiaro in Roma nel Collegio degli avvocati ed eletto da Stelicone assessore e consigliere, pervenne coll’acume del penetrante suo ingegno, nè forse andremmo errati così dicendo, a riporre il motivo di quell’imperiale disegno nelle truppe a guardia di Ticino, le quali male affette a Stelicone, giuntovi appena il monarca, ridotto avrebbonlo a pericolosissima ventura. Egli dunque non cessa di esortarlo a cangiare consiglio, ma in fine avvedutosi trar via la fatica, e dottando per la nota famigliarità sua coll’opponente di parteciparne le triste conseguenze, lascialo in pace.

Per tutta Roma correa di già la voce della morte di Arcadio, confermatasi dopo la partita d’Onorio alla volta di Ravenna, ove di quel tempo soggiornava Stelicone. Il principe quindi recossi a Bologna, città dell’Emilia lontana da Ravenna settanta miglia, vocabolo colà