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LIBRO QUINTO 271

ad occulti ladroneggi, assalito non avendo per ancora alla scoperta le prossimane genti. Alarico, per tornare a lui, partitosi dal Peloponneso e dalla rimanente regione, come riferivamo, divisa per mezzo dal fiume Acheloo formatosi nell’Epiro laddove abitano e Molossi, e Tesproti ed altri insino ad Epidanno ed ai Taulanzj), attendeva l’esito degli accordi fatti con Stelicone, ed erano del tenore seguente: Questi vedendosi avversigli animi de’reggenti l’Arcadiano impero, legatosi con Alarico escogitava unire alla monarchia d’Onorio tutte le nazioni Illiriche, al qual uopo seco lui unitosi spiava l’occasione di eseguire prontamente il concepito disegno. Ora, mentre Alarico tende a compierne le brame, Rodogaiso1 ragunati infra le Celtiche e Germaniche nazioni di là dai fiumi Istro e Reno quattrocentomila combattenti, si dispone a passare in Italia suscitando, al primo annunzio, maraviglioso generale stupore. Disperatesi le città, e Roma stessa in grande ambascia alla minaccia d’un estremo pericolo, Stelicone muove con tutte le truppe di stanza in Ticino e nella Liguria (agguagliandone le coorti il numero trenta) e con altre

  1. Radagaso è nomato da Paolo diacono, il quale così narra di lui: Radagaso, divinamente sconfitto, viene assediato nell’alpestre sommità del Fiesolano poggio, ogni intorno sovrastandogli timori, e mentre le sue truppe, cui sembrava or ora angusta l’Italia, sospinte nella piccola cima un monte, costrette sono a morire di fame e sete, egli, lo re, da solo sperando salvezza nella fuga, è posto in carcere dai Romani, e dopo breve prigionia spento.