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LIBRO QUINTO 263

le nemiche zattere a libito de’ flutti, ne assale quella precedente le altre della prima serie; col suo vascello, avente rostro di bronzo e superiore in tutto il resto alla barbarica zattera, lanciogliesi con violenza addosso rispignendola in un subito, e dardeggiandone i militi sopra affondala insiem con essi. In questa i condottieri delle rimanenti navi, osservata la prodezza del comandante loro, ed imitatone l’esempio, uccisero coi dardi quanti aveano di contro, e se alcuno dalle zattere cadea in mare trascinato era via dall’acqua, nessuno potendo evitare la morte. Gaine avvilito dal tremendo sinistro e perduto gran numero de’ suoi guerrieri, trasportato, privo di consiglio, il campo a breve distanza dal Cherroneso, passò di corsa nella Tracia. Fraiuto, determinatosi a non tenergli menomamente dietro, e contento della vittoria largitagli dalla fortuna, raccolse presso di sè, ove si trovava, le truppe. Qui sursero parecchi ad accusarlo d’essersi astenuto dall’incalciare il fuggente, liberando così ed esso ed i barbari seco in grazia della nazionale comunanza. Egli nulla di ciò sapevole torna alla reggia, lietissimo della conseguita vittoria, asserendola favore dei Numi da lui venerati. Nè arrossiva dichiararsi anche alla presenza dello stesso principe veneratore, giusta i paterni riti, degli Iddii, non potendo in conto veruno risolversi ad abbracciare in siffatto argomento l’opinione del volgo. Accolto dall’imperatore vien nomato console.

Gaine perduti molti guerrieri, di conformità all’esposto, dirigesi a fretta co’ rimanenti all’Istro, ed al rinvenire la Tracia di già saccheggiata dalle prime scor-